Il racconto

Chi era costui? Un santo laico della carità vissuto a Monza nel XII secolo. Epoca questa di rinnovamento per la Chiesa grazie alla santità di alcuni laici: il più famoso di questi, poco posteriore a S. Gerardo, è S. Francesco di Assisi. Contemporaneo di Gerardo è invece S. Omobono di Cremona: che fu anch’egli laico e mercante ma dedito alla carità verso i poveri della sua città. Altri laici santi, all’inizio del XIII sec. i beati sette fondatori (laici e mercanti) dell’Ordine dei Servi di Maria. Gerardo nacque in una famiglia benestante a Monza intorno al 1134. La sua famiglia si occupava di tingere i tessuti dei vestiti. Rimase presto orfano di entrambi i genitori. Decise di vivere il Vangelo aprendo gli occhi sulla realtà che viveva. Dedicò la sua vita, e il patrimonio della sua famiglia, per prendersi cura dei numerosi poveri della Città di Monza. La casa di famiglia divenne un ricovero per molti poveri, spesso malati, abbandonati lungo le strade e senza casa. Gerardo, da solo o accompagnato da un confratello, lo portava a casa e gli offriva un letto pulito su cui dormire, detergeva di sua mano i lebbrosi e accoglieva tutti i malati che ospitava con il bacio della pace, donando loro quanto loro occorreva e portando tanta pazienza. Gerardo si prendeva cura di loro contando sull’aiuto di alcuni “confratelli”: laici che condividevano questo compito di carità verso i più poveri. I confratelli non erano consacrati, ma restavano laici, pur vivendo in comunità. Il 19 febbraio 1174 (l’anno prossimo ricorrerà l’850esimo anniversario) stabilì una CONVENZIONE per rendere possibile che la sua attività “ospedaliera” potesse proseguire anche dopo la sua morte. Con grande acutezza decise di far firmare questa convenzione sia all’Arciprete della Chiesa di Monza sia ai consoli, autorità comunale dell’epoca. La vita di questa nuova istituzione caritativa venne così garantita nei secoli sia dall’autorità ecclesiale sia dall’autorità civile, senza permettere che l’una o l’altra inglobasse in sé quest’opera.
 San Gerardo è rappresentato con i vestiti di un laico (né prete, né religioso), che tiene in mano un bastone (come quello dei pellegrini) e ha in mano anche un grappolo di ciliegie. Perché le ciliegie? Si narra che desiderasse spesso poter pregare in modo prolungato in chiesa, nel silenzio. Volentieri pregava nella chiesa madre di tutte le chiese di Monza: il Duomo. Non gli bastava il tempo in cui il Duomo era aperto, infatti di giorno era spesso indaffarato per cercare i poveri, portarli a casa sua, sistemarli in un letto dignitoso e pulito e prendersi cura di loro. Gerardo pregava volentieri di notte. Durante la notte si immergeva in una preghiera profonda verso quel Padre che è nei cieli di cui ci ha parlato Gesù. È Gesù che ci ha insegnato a pregare Dio Padre e ad affidarci a lui. È Gesù che ci ha insegnato che in ogni povero, in ogni piccolo che ha bisogno, possiamo scoprire la Sua presenza. Così Gerardo si è lanciato, affidandosi al Vangelo, giocando tutta la sua vita e le sostanze della sua famiglia nel prendersi cura dei poveri. Ma ciò che lo guida è proprio la preghiera e l’affidamento a Dio Padre. Per questo desiderava pregare tanto tempo nel Duomo. Una volta, era inverno, chiese addirittura ai sacristi del Duomo di poter essere chiuso dentro la chiesa di notte, per poter pregare nel silenzio e in modo prolungato. Così convinse i sacristi e passò tutta la notte in preghiera nel silenzio ma anche nel freddo invernale di quel periodo. Quando alla mattina successiva i sacristi riaprirono il Duomo, vi immaginate la loro sorpresa?! Gerardo per ringraziarli consegnava loro un cesto pieno di ciliegie! E dove era andato a prendere le ciliegie d’inverno? Un vero e proprio miracolo. Il miracolo delle ciliegie, che in realtà racconta del suo grande rapporto con il Signore: per poter fare bene la carità occorre affondare le radici nella preghiera, più è grande la carità e più intensa e prolungata deve essere la preghiera. Così è stato anche per S. Francesco, per madre Teresa di Calcutta… 
Per  la seconda volta nella storia (la prima nel 1946 appena finita la guerra) l’urna con i resti di San Gerardo dei Tintori, morto nel 1207 a Monza, attraverserà la Brianza per andare a Olgiate Comasco. Nel ritorno si fermerà tre giorni a Figino Serenza, e poi a Seveso. Sono questi i paesi che da secoli sono devoti a S. Gerardo. Probabilmente il pellegrinaggio dei figinesi a Monza sulla tomba di S. Gerardo è nato per ringraziare il Santo della protezione in occasione della peste che sconvolse la Lombardia nel 1577

 

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